Dal Falzarego, o dal forte Tre Sassi si segue per circa un Km la strada fino al passo Valparola. Sul Passo a sinistra strada di ghiaia con posteggio. Lasciare l’auto e proseguire a piedi scendendo fra i massi per un comodo sentiero. Raggiunta la selletta prativa, a destra c’è un sentiero che sale in diagonale scalpellato nella roccia che porta alla scarica di ghiaia, salire sul ghiaione. (N.B. Salire la seconda scarica di ghiaia, quella verso il passo Falzarego), raggiungere l’ingresso della galleria.
Pertugi e feritoie offrono interessanti vedute sulla postazione Vonbank e sulla Cengia Martini. (Si entri in galleria solo se muniti di lampadina tascabile, caschetto e dopo un periodo relativamente lungo, di buon tempo; (generalmente il fondo è ricoperto d’acqua.) Dopo mezz’ora circa si esce e si raggiunge la sella della postazione Goinginger. Da vedere interessanti trincee, gallerie e ruderi di baracche, oltre al panorama che spazia dal passo Falzarego, bosco di Castello di Andraz e Castello, Col di Lana fino alla Marmolada.
La gita si può proseguire sotto il Sass de Stria Sud e raggiungere le postazioni dell’Edelweiss Stellung fino a salire al forte “Tre Sassi”. Oppure scendere per il sentiero fra i pini mughi e raggiungere il Passo Falzarego. Oppure rientrare in Galleria e ripercorrere il percorso di andata, e su questa nuovamente verso il Falzarego. La galleria si fa in circa mezz’ora, percorso completo andata e ritorno sul stesso tratto ore 1,50, per percorso Edelweis- Tre Sassi 3 ore.
Il Sasso di Stria permetteva di controllare sia la Strada delle Dolomiti che l’accesso alla Val Badia; serviva da protezione laterale del conteso settore Monte Siet ‑ Col di Lana, e sul passo Falzarego Lagazuoi. Il possesso della sua vetta garantiva perciò un posto d’osservazione altamente strategico. Per questo il governo austriaco aveva previsto per questa montagna una dotazione di 2‑4 obici blindati a lunga gittata. Il forte “Sasso di Stria” avrebbe dovuto prendere in consegna la difesa della Sella Sief, della Strada delle Dolomiti fino a Cortina d’Ampezzo e appoggiare di fianco le operazioni sul Col di Lana. Era previsto inoltre un grande osservatorio protetto da una cupola corazzata. La mancanza di fondi fece sì che i piani rimanessero sulla carta. All’inizio delle ostilità gli Austriaci, sul Sasso di Stria, non disponevano che di alcune trincee e di un osservatorio.
Il 14 giugno del 1915 un breve ma intenso fuoco dell’artiglieria italiana bersagliò la montagna, che allora era presidiata da un plotone di Genieri agli ordini dei Cadetto Scheibeck. Gli Italiani riuscirono a penetrare nelle trincee austriache della selletta e fecero prigioniera la guarnigione. La montagna più importante sembrò definitivamente perduta. Il procedimento della cattura non poté mai essere chiarito.
Il 16 giugno una pattuglia austriaca riuscì a riconquistare la selletta del Sasso di Stria e a ripristinare le vecchie postazioni, che furono ampliate con trincee e parapetti lungo tutto lo stretto dorsale della montagna. Un sistema di cunicoli a raggiera portava alle caverne.
L’8 agosto 1915 diversi battaglioni della Brig. Reggio tentarono di sfondare le linee austriache dal passo Falzarego verso la stretta del passo Valparola con l’obbiettivo di conquistare il forte Tre Sassi. Ma l’attacco, sotto il fuoco concentrato dell’artiglieria piazzata sul Sasso di Stria, e dalle postazioni di In Tra i Sass, dovettero rientrare. Il giorno seguente le truppe italiane assaltarono direttamente il Sasso di Stria. Preceduti dal fuoco tambureggiante dell’artiglieria, i battaglioni italiani partirono all’attacco. Coperti dai tiri precisi delle batterie, i Bersaglieri s’accostarono alle postazioni austriache, penetrarono in diverse trincee facendosi strada con il lancio di bombe a mano. I soldati austriaci, passati al contrattacco, li respinsero.
Agli attacchi in massa subentrarono le aspre schermaglie fra, tiratori scelti e piccole pattuglie. Il maggior peso degli attacchi lo dovette sopportare la selletta, postazione austriaca situata sotto le pareti del Sasso di Stria, direttamente sopra il Passo Falzarego. Soprattutto il servizio di rifornimento andava incontro a grosse difficoltà; doveva infatti percorrere vie esposte e scoperte. Ben presto le perdite fra i portatori furono superiori a quelle della guarnigione. Solo il completamento della galleria di raccordo (iniziata già in estate 1914 Galleria Goiginger) fu possibile assicurare un regolare rifornimento alla postazione avanzata.
Percorso: dal Museo “Tre Sassi” (grande parcheggio a sud del Museo), a destra per sentiero e tracce di sentiero (indicazioni rosse) che salgono con media pendenza, nell’avvallamento superare il grande masso Blu , poi entrare nelle trincee di guerra fino a raggiungere una piccola radura erbosa. Proseguire e raggiungere la fenditura verticale, continuare su una ardua scala di ferro per lo stretto camino, continuare superando alcune balze rocciose, e quindi in vetta.
Da vedere: Interessanti trincee e gallerie di prima linea austriache, ora ripristinate.
Ad ovest: Bellissimo panorama che spazia sul Col di Lana e Marmolada.
A sud: Val Agordina, M. Pore e Civetta.
A est: Passo Falzarego e Lagazuoi.
A Nord: Val Badia e Conturines.
18 ottobre 1915, assolto respinto al Sass de Stria.
Dopo vari tentativi italiani di conquista del Sasso di Stria, iniziati dal 15 luglio 1915 dai reparti della Brigata Torino, nelle prime settimane d’ottobre il comandante colonnello Papa, ideò un’ampia azione contro la linea austro ungarica in Valparola e Settsass, per tentare l’occupazione con azione di sorpresa del Sass de Stria, con l’intento di conquistare le postazioni sulla Selletta, dove si trovava trincerato il 3° Reparto Kaiserjäger.
L’azione, prevedeva che il giorno 18 ottobre 1915, una pattuglia, alla guida del sottotenente Mario Fusetti, avrebbe dovuto conquistare la vetta del Sass de Stria, e successivamente le postazioni austro ungariche.
Il sottotenente Fusetti organizzò la pattuglia di quattordici uomini. La sera del 17, il gruppo di soldati partendo alle ore 7 di sera dal Castel di Andraz, attrezzò una via sul Sass de Stria per raggiungere la vetta. Alle 2 del mattino la pattuglia raggiunse la cima senza sparare nessun colpo.
Trovandola libera, rimase in attesa di rinforzi, che non arrivarono. Il sottotenente Mario Fusetti decise di lasciare gli uomini sulla cima, per poter colpire dall’alto la postazione austriaca Vonbank, quando l’esercito italiano avrebbe sferrato il grande attacco.
Alle ore 4.00, venne catturata la pattuglia d’osservazione austriaca composta da sette uomini, comandati dal tenente Fritz Stradal: due ufficiali e 4 telefonisti. Poco più tardi il tenente austriaco riuscì a dare l’allarme. Venti Kaiserjäger dello 9° Compagnia, che si trovavano presso lo sbarramento In tra i Sass salirono verso la vetta. Questi però, furono subito individuati dalla Cengia Martini e furono presi sotto tiro, al punto da dover retrocedere per mettersi al riparo. Intervennero, salendo dall’opposto versante (dal forte Tre Sassi), 50 uomini circa con il medesimo compito formati da Jäger. Frattanto il tenente Stradal, con gli artiglieri e gli uomini di guardia, aveva tenuto a bada gli Italiani che ormai non avevano più scampo.
Intanto nel bosco di Castello gli Italiani di rinforzo, comandati dal sottotenente Briaschi, ritornarono indietro, fino a raggiungere il margine dei bosco. Il comandante della Compagnia, colonnello Papa, gli intimò di ritornare sul Sass de Stria per verificare la posizione della pattuglia comandata dal sottotenente Fusetti e sostenerla. Il gruppo guidato dal sottotenente Briaschi, nel frattempo, ritornato ad arrampicarsi sulle rocce a metà ascensione, udì una voce forte che diceva: “Venite Italiani, il Sasso di Stria è preso!” I soldati, benché stanchi, salirono con maggior lena, non sospettando l’inganno che la voce potesse essere quella del nemico, (infatti erano Kaiserjäger Tirolesi di lingua Italiana che difendevano la loro terra).
Il sottotenente Briaschi suppose che la vetta fosse già occupata dal gruppo del sottotenente Fusetti e non ci fosse più bisogno di loro. Comunque dietro ordini superiori alle ore 11 il plotone decise di avanzare. Gli Austriaci ben appostati erano ad attenderli e li respinsero facilmente, facendo uso di bombe a mano che un anziano Standschütze del Battaglione Enneberg(San Vigilio di Marebbe-Val Badia)lanciava contro gli Italiani esortandoli nella loro lingua ad aver coraggio nell’avanzare e combattere.L’assalto italiano venne respinto e i superstiti si ritirarono nei boschi sottostanti.
Nel conflitto fra la pattuglia che aveva raggiunto la cima del Sass di Stria venne ucciso il sottotenente Fusetti e altri soldati, alcuni feriti e fatti prigionieri.
Sull’azione di guerra, scrive l’allievo ufficiale: “il nemico servendosi dei corridoi larghi 60‑70 centimetri e alti dai 3 ai 4 metri che trasversalmente e orizzontalmente tagliavano la cima del Sasso di Stria, ci aggirava. Un’ora dopo, circa otto uomini ben appiattiti e a breve distanza, aprirono un forte fuoco d’infilata contro il piccolo corridoio (più largo e molto più basso, però) da noi occupato, corridoio che noi nella mattinata avevamo costruito con un muricciolo di sassi e neve. Intensificata la sorveglianza, noi pochi che occupavamo il corridoio e le adiacenze aprimmo pure il fuoco, sostituendoci senza bisogno di ordini. La situazione si complicava: le munizioni, benché si sparasse solo a colpo sicuro scemavano a visto d’occhio; i validi al combattimento si erano ridotti a pochi, ognuno dei quali aveva, si può dire, un obiettivo diverso.
Nel diario di guerra il tenente Fritz Stradal, così ricorda l’episodio: Quando arrivammo sulla cima, io e un Kaiserjäger, erano le 4 del pomeriggio. Il camminamento in quel punto ero molto stretto e si poteva passare soltanto due per volta. Sparammo o distanza ravvicinata e, in quell’ultimo scontro, rimasero uccisi altri due o tre italiani. Il resto della pattuglia si arrese, non per vigliaccheria (questo lo voglio mettere bene in chiaro), ma perché gran parte di loro era già ferita durante il precedente fuoco di fucileria. All’imbrunire vennero condotti giù i prigionieri: erano quasi tutti feriti al braccio, perché sporgendosi verso la cresta più bassa, offrivano una buon mira ai nostri.
Sul sacrificio del sottotenente Fusetti, l’allievo ufficiale austriaco, scrive nei ricordi al fronte: “Appena potei salire all’osservatorio per salutare la salma del Fusetti, non trovai nessuno presso il cadavere; potei vedere il volto dell’eroico camerata che, disteso, sembrava stesse per dormire, come per riposarsi dal suo angoscioso tormento. La sua fronte, spaccata dal proiettile nemico, coperta da un rivolo di sangue, era sereno.Tolsi la bandierina tricolore che ancora sventolava sulla vetta del Sasso e la distesi sul volto insanguinato, come un sudario. Dei caduti, soltanto due furono portati a valle. Il sottotenente Mario Fusetti, fu insignito di Medaglia d’Oro. Il corpo fu sepolto nelle spaccature della cima e non fu mai trovato. Negli anni trenta la famiglia voleva piangere su una tomba con i resti del parente, e offrì un compenso per chi lo avrebbe trovato. Risulta tutt’ora disperso, insieme ai suoi soldati morti in combattimento.
Zona di Battaglia della pattuglia di Fusetti
2020 Ⓒ Museo della Grande Guerra "Tre Sassi" Cortina d'Ampezzo